“Tutto ebbe inizio nell’estate del 1992, nella bella casa situata nel centro storico di Formia, dove Vittorio si era trasferito dalla casa di campagna di Castelforte, nella quale aveva trascorso anni felici. Proprio un anno prima aveva scritto: “Negli ultimi anni ha avuto per me molta importanza la casa di campagna di Castelforte, di fronte al golfo di Gaeta, luogo per me carico di amicizie, di affetti. Non so se questo mio stato d’animo mi porti a vedere il mondo più bello di quello che esso è. Può darsi. Io so che il mondo non è bello, so anche che io sto perdendo le mie forze. Ma un vecchio non deve scambiare la sua debolezza con la debolezza del mondo: se egli non è più capace di sperare altri ne sono capaci. Credo che la nostalgia, che è un sentimento naturale della vecchiaia, non deve volgersi solo al passato. A me non dispiace che non ci sia più il passato, mi dispiace di non vedere il futuro di cui sono curioso”. (Il Cavallo e la Torre, 1991). Questo era l’uomo che si apprestava a raccontare il secolo che “aveva frequentato”. Gli studenti del mio Liceo, nell’anno scolastico 1992-93, si sarebbero preparati per l’esame di maturità con “tale” professore!
Questo Novecento: la premessa.
Recensione del Prof. Aldo Visalberghi.
Nilo Cardillo e Vittorio Foa, nell’ufficio di Presidenza, prima dell’inizio di una delle lezioni.
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