Convegno: Linguaggio e Democrazia

Convegno Linguaggio e Democrazia - ProgrammaL’associazione culturale “Grido Libero” (Formia), il Liceo Scientifico “L.B. Alberti” (Minturno) e l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (Napoli)
organizzano il convegno:

LINGUAGGIO E DEMOCRAZIA
“Il discorso ingannevole” – “Il linguaggio del confronto”

Lunedì 10 e Martedì 11 Ottobre 2011 – Ore 16:00
Aula Magna del Liceo Scientifico “L.B. Alberti” 

 

 

Programma dei lavori

Lunedì 10 Ottobre – ore 16:00

  • Apertura dei lavori e indirizzo di saluto del Dirigente Scolastico Prof. Amato POLIDORO.
  • Prof. Aldo TONINI, Responsabile scuole Esterne Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
  • Coordinatore dei lavori: Preside Prof. Nilo CARDILLO, Presidente Associazione “Grido Libero”.
  • Relazione: “Il discorso ingannevole” Prof.ssa Fiorinda LI VIGNI dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
  • Dibattito.

Martedì 11 Ottobre – ore 16:00

  • Apertura dei lavori del Dirigente Scolastico Prof. Amato POLIDORO.
  • Coordinatore lavori: Preside Prof. Nicola TERRACCIANO Associazione Culturale “Grido Libero”.
  • Relazione: “Il linguaggio del confronto”, Prof.ssa Fiorinda LI VIGNI dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
  • Dibattito e conclusioni.

Ai partecipanti verrà rilasciato un attestato

Coordinamento e Segreteria:
Dirigente Scolastico Amato POLIDORO – Liceo Scientifico Statale “L.B.Alberti”
Via Santa Reparata 11 – 04028 Marina di Minturno – tel. 0771680620 – LTPS030006@istruzione.it

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23-IX-1943. Da Castelforte a Memmingen

Dal sito di Armando Cusani, Presidente della Provincia di Latina.

Il libro “23-IX-1943 Da Castelforte a Memmingen”, diario di un internato in due lager nazisti dal 23.9.1943 al 29.6.1945 di Arturo D’Aprano, verrà presentato venerdì 29 luglio alle ore 21,30 nella storica piazza della Medaglia d’Oro a Castelforte Causa maltempo, l’incontro è stato rinviato a domenica 31 luglio, ore 19, Piazza della Medaglia d’Oro, Castelforte (LT).

 La trascrizione integrale del manoscritto, pubblicato da Herald Editore di Roma, in 250 pagine, è stata effettuata dal figlio Ezio D’Aprano. Inserita nella collana editoriale “Per non dimenticare”, voluta fortemente dal Presidente Cusani, l’opera verrà presentata dal sindaco di Castelforte Gianpiero Forte, dal Presidente del Sistema Bibliotecario del Sud Pontino Giancarlo Cardillo con i contributi dello stesso Presidente della Provincia Armando Cusani, dell’assessore provinciale Enrico Tiero, dell’editore Roberto Boiardi e del Preside Nilo Cardillo. Saranno presenti il curatore del libro Ezio D’Aprano e il moderatore della serata, il dirigente del Settore Cerimoniale della Provincia di Latina Domenico Tibaldi, curatore, tra l’altro, di tutti gli eventi inerenti le celebrazioni sul “Percorso della memoria” istituiti dall’ente di via Costa.
Il rinvenimento del diario, nascosto durante la prigionia nel sottofondo di una valigetta, avvenne per una straordinaria coincidenza, il 23 settembre del 2002, esattamente cinquantanove anni dopo la cattura del sergente maggiore della Milizia, Arturo D’Aprano da parte dei tedeschi. Fu un evento eccezionale, dato il tempo trascorso.
Quando D’Aprano fece ritorno a casa, purtroppo trovò Castelforte distrutta dai bombardamenti e dopo circa un mese e mezzo cessò di vivere. Di quella valigetta di legno che aveva portato con sé, tra gli effetti personali e alcuni documenti, non disse nulla nemmeno alla moglie che nel sottofondo era custodita la storia delle sofferenze patite nei due lager di internamento, annotata giornalmente per circa venti mesi, su una miriade di foglietti di carta.
«Il diario è un documento prezioso sia per la ricchezza delle informazioni riguardanti la vita nei lager nazisti, sia per le annotazioni quotidiane durante l’internamento di cui non si hanno testimonianze. – scrive il Presidente Cusani nella presentazione al libro – Leggendo il diario si ha l’impressione di essere a fianco degli internati e vivere con loro le pene, le sofferenze, le umiliazioni, le ingiustizie, ma soprattutto la solitudine e la disperazione di essere stati abbandonati dalla Patria».
«Arturo D’Aprano nel suo diario pala di sé, – conclude Cusani – ma la sua esperienza è stata comune a quella di migliaia di internati, per cui dare voce e visibilità a lui significa dare voce a tutti i suoi compagni di sventura e far rivivere ancora per un po’ tra di noi chi da una parte o dall’altra, con spirito di servizi verso la Patria, ha contribuito con il sacrificio personale a costruire un Paese migliore».
«Devo essere grato a D’Aprano – scrive nella sua prefazione il Prof. Giacomo De Marzi dell’Università di Urbino – per questa appassionata rievocazione di un tempo prossimo eppure lontano, oltre che per le notizie, per gli effetti e per i ricordi che descrive, anche per l’esempio che susciterà nei giovani. Pur tenendo presenti alcune riserve, mi sembra che il diario sia un’opera nutrita, essenziale, cresciuta in un clima di drammatiche vibrazioni umane, che lo ha caratterizzato fin dalla prime righe. Terminata la lettura, sento che un’impressione forte è restata, ma non voglio andare a cercare, nel diario, più di quello che l’autore che l’autore abbia voluto dire»!
«Ancora conservo nitido il ricordo di mio padre quando tornò a casa dopo oltre due anni di assenza dovuta al suo lungo periodo di internamento nei lager nazisti – conclude Ezio D’Aprano - All’epoca avevo circa dieci anni e di lui conservavo una fisionomia labile, quasi evanescente, poiché con lo scoppio della guerra egli era stato richiamato alle armi e prestava servizio a Roma; le sue apparizioni a casa erano sporadiche e brevi, così non avevo potuto imprimere nella mia memoria la sua immagine e i pochi episodi vissuti insieme. Io stentai persino a riconoscerlo, anche per il suo aspetto sofferente e per la goffa uniforme che indossava».
Quando il 27 gennaio del 1946, dopo circa un mese e mezzo dal suo ritorno dalla prigionia nella sua Castelforte distrutta dalla guerra, Arturo D’Aprano cessò di vivere, aveva soltanto 42 anni.

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Cherubino Coreno, Musicista del XVIII secolo

Dal sito dell’Ing, Giuseppe Di Siena

Don Giuseppe Lavalle detto “Don Peppino”, nacque nel 1884 a Coreno Ausonio (Fr), ove visse fino alla morte, soggiunta nel 1979. Come recita la lapide affissa sulla sua casa, “fu sacerdote e studioso umanista“. Nella sua “Storia di Coreno”, pubblicazione postuma del 1984 (curata da Giuseppe Parente), un capitoletto è dedicato alla figura del musicista Cherubino Coreno (1713-1758). Il Cherubino “nacque il 9 gennaio 1713 da Antonio e Teodora Valente, di famiglia agiata”, fu alunno del Seminario vescovile di Gaeta, quindi si trasferì a Napoli dove “il 19 dicembre 1735 sposò Fortunata Piano, figlia e sorella di musicisti”. Nello stesso capitolo del libro si legge ancora che il 30 dicembre 1748 “il magnifico Don Cherubino Coreno virtuoso di oboe, di flauto traverso e flauto dolce, quale si è fatto conoscere molto addottrinato nella sua musica” fu eletto Maestro degli strumenti a fiato dai Governatori del Conservatorio di Santa Maria di Loreto.

Il prof. Nilo Cardillo (già Preside del Liceo Classico di Formia), incuriosito da questi riferimenti contenuti in un testo (“Storia di Coreno”) che considera prezioso e fondamentale per la memoria storica e culturale del piccolo borgo collinare, si è sentito spinto a intraprendere ulteriori ricerche. “Dai documenti conservati presso il Conservatorio – spiega il professore –  risulta una lunga lista di maestri che hanno preceduto il Coreno sulla cattedra degli strumenti a fiato. In realtà egli è stato il primo ad insegnare solo ‘i legni’. Di tali strumenti è stato uno dei più prestigiosi maestri nella scuola musicale napoletana ed è stato regolarmente presente, come primo oboe, nell’orchestra del Teatro San Carlo di Napoli sin dal 1737, anno della sua costruzione”.

Per i maestri di conservatorio del tempo, la composizione di concerti musicali da far eseguire agli allievi, rientrava tra i doveri del contratto di lavoro. Ma la ricerca di eventuali spartiti composti da Cherubino Coreno non è stata facile: presso il Conservatorio di San Pietro a Maiella di Napoli, che gestisce oggi l’archivio di Santa Maria di Loreto, nemmeno l’ombra di una sua creazione. Comunque, grazie a indizi scovati per caso e a suggerimenti di insigni studiosi, i risultati sono arrivati. Il Maestro Graziano Fronzuto (che si è occupato tra le altre cose del restauro dell’organo della Chiesa di Santa Margherita di Coreno), ha segnalato l’esistenza di una pubblicazione, uscita a Londra nel 1750, dal titolo “Six Sonatas for two german flutes or two violins, with a thorough bass”. Attraverso ricerche del figlio Franco Alberto Cardillo, informatico presso il CNR di Pisa, il professore ha potuto sincerarsi dell’esistenza di due copie di quel libretto. L’una conservata ancora a Londra, l’altra presso laStaatsbibliothekdi Berlino. Di lì a pochi giorni, gli spartiti ricercati fino ad allora con tanta ansia, erano – non senza emozione- finalmente tra le sue mani.

Cherubino Coreno è un singolare personaggio osserva Nilo Cardillo – emblema di tanti Corenesi che, partendo dal piccolo paese natìo, sono riusciti ad occupare posizioni importanti nella società, nella cultura e nell’arteE’ importante tramandarne il ricordo e mettere a disposizione dei giovani la sua musica, eseguita e ascoltata non solo a Napoli, ma verosimilmente  anche in grandi città europee come Londra e Berlino.”  Con entusiasmo pari solo alla trepidazione con la quale ha condotto le sue ricerche, Nilo si è fatto promotore di una suggestiva iniziativa: la serata del prossimo 2 agosto sarà dedicata al ricordo di quest’uomo che ha rappresentato un piccolo “bagliore corenese” nella straordinaria stagione del Settecento musicale napoletano. Per l’occasione egli promette di svelare particolari inediti della vita di Cherubino e con l’esecuzione delle sue composizioni da parte di musicisti esperti, di farlo tornare -redivivo- nello stesso paese natale da cui partì, 277 anni fa.


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