De Sanctis: Il primo incontro con Leopardi

Francesco De Sanctis – Giacomo Leopardi

         Francesco De Sanctis ha modo di conoscere, ancora giovinetto, alla scuola di Basilio Puoti, il conte Giacomo Leopardi. Siamo a Napoli nel 1836 ed è ancora lontano il tempo degli studi critici di De Sanctis sul poeta recanatese (solo nel ’76 tenne un corso su Leopardi all’università di Napoli). Ma questo primo (e ultimo) incontro con Leopardi ha il sapore di un’investitura: “il conte mi volle a Sè vicino, e si rallegrò meco, e disse ch’io avevo molta disposizione alla critica”, scrive il critico irpino. Insomma, l’opera critica su Leopardi di De Sanctis si giustifica anche così. L’incontro rientra nella tipologia dell’incontro scolastico.
Il brano qui riportato è parte delle Memorie, cui De Sanctis attese dal 1881 (cioè dopo aver curato la pubblicazione delle Ricordanze della mia vita del Settembrini), e che dopo la sua morte Pasquale Villari pubblicò nel 1889 col titolo La giovinezza.

         Un colosso, una meschinità

Intanto Giacomo Leopardi era giunto tra noi. Avevo una notizia confusa delle sue opere. Anche di Antonio Ranieri non sapevo quasi altro che il nome. Il marchese citava spesso con lodi l’abate Greco, autore di una grammatica, il marchese di Montrone, il Gargallo, il padre Cesari, il Costa, e sopra tutti essi Pietro Giordani. Tra’ nostri citava pure il Baldacchini, il Dalbono, il Ranieri, l’Imbriani. Di tutti questi non avevo io altra conoscenza se non quella che mi veniva dal marchese. Una sera egli ci annunziò una visita di Giacomo Leopardi; lodò brevemente la sua lingua e i suoi versi. Quando venne il dì, grande era l’aspettazione. Il marchese faceva la correzione di un brano di Cornelio Nepote da noi volgarizzato; ma s’era distratti, si guardava all’uscio. Ecco entrare il conte Giacomo Leopardi. Tutti ci levammo in piè, mentre il marchese gli andava incontro. Il conte ci ringraziò, ci pregò a voler continuare i nostri studi. Tutti gli occhi erano sopra di lui. Quel colosso della nostra immaginazione ci sembrò, a primo sguardo, una meschinità. Non solo pareva un uomo come gli altri, ma al disotto degli altri. In quella faccia emaciata e senza espressione tutta la vita s’era concentrata nella dolcezza del suo sorriso. Uno degli “Anziani” prese a leggere un suo lavoro. Il marchese interrogò parecchi, e ciascuno diceva la sua. Poi si volse improvviso a me: “E voi, cosa ne dite, De Sanctis?” C’era un modo convenzionale in questi giudizi. Si esaminava prima il concetto e l’orditura, quasi lo scheletro del lavoro; poi vi si aggiungeva la carne e il sangue, cioè a dire lo stile e la lingua. Quest’ordine m’era fitto in mente, e mi dava il filo, era per me quello ch’è la rima al poeta. L’esercizio del parlare in pubblico avea corretto parecchi difetti della mia pronunzia, e soprattutto quella fretta precipitosa, che mi faceva mangiare le sillabe, ballare le parole in bocca e balbutire. Parlavo adagio, spiccato, e parlando pensavo, tenendo ben saldo il filo del discorso, e scegliendo quei modi di dire che mi parevano non i più acconci, ma i più eleganti. Parlai una buona mezz’ora, e il conte mi udiva attentamente, a gran soddisfazione del marchese, che mi voleva bene. Notai, tra parecchi errori di lingua, un onde con l’infinito. Il marchese faceva sì col capo. Quando ebbi finito, il conte mi volle a Sé vicino, e si rallegrò meco, e disse ch’io avevo molta disposizione alla critica. Notò che nel parlare e nello scrivere si vuol porre mente più alla proprietà de’ vocaboli che all’eleganza; una osservazione acuta, che più tardi mi venne alla memoria. Disse pure che quell’onde con l’infinito non gli pareva un peccato mortale, a gran maraviglia o scandalo di tutti noi. Il marchese era affermativo, imperatorio, non pativa contraddizioni. Se alcuno di noi giovani si fosse arrischiato a dir cosa simile, sarebbe andato in tempesta; ma il conte parlava così dolce e modesto, ch’egli non disse verbo. “Nelle cose della lingua, -disse-, si vuole andare molto a rilento”, e citava a prova Il Torto e il Diritto del padre Bartoli. “Dire con certezza che di questa o quella parola o costrutto non è alcuno esempio negli scrittori, gli è cosa poco facile”. Il marchese che, quando voleva, sapeva essere gentiluomo, usò ogni maniera di cortesia e di ossequio al Leopardi, che parve contento quando andò via. La compagnia dei giovani fa sempre bene agli spiriti solitari. Parecchi cercarono di rivederlo presso Antonio Ranieri, nome venerato e caro; ma la mia natura casalinga e solitaria mi teneva lontano da ogni conoscenza, e non vidi più quell’uomo che avea lasciato un così profondo solco nell’anima mia”.

Francesco De Sanctis, La giovinezza, Einaudi, Torino, 1961, pp. 74-76.

Share
Pubblicato in De Sanctis, Golfo di Gaeta, Scuola, Scuola Estiva di Minturno | Lascia un commento

Raffaele Gigante: Avvocato, Protagonista del Risorgimento, Deputato

CONVEGNO DI STUDISU RAFFAELE GIGANTE - Sabato 20 aprile 2013, Ore 16:30 - Sala Consiliare, Itri (LT)

CONVEGNO DI STUDI
SU RAFFAELE GIGANTE – Sabato 20 aprile 2013, Ore 16:30 – Sala Consiliare, Itri (LT)

CONVEGNO DI STUDI
SU
RAFFAELE GIGANTE
(Itri, Terra di Lavoro, 16 maggio 1816 – Napoli, 26 giugno 1896)

In riferimento ed in omaggio alla LEGGE 23 novembre 2012, n. 222, Norme sull’acquisizione di conoscenze e competenze in materia di «Cittadinanza e Costituzione» e sull’insegnamento dell’inno di Mameli nelle scuole. GU n. 294 del 18-12-2012, testo in vigore dal: 2-1-2013,

il Comune di Itri, l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofi di Napoli, l’Associazione Culturale “Grido Libero” di Formia e il Centro Studi “F. Daniele” di Caserta, con il patrocinio del Coordinamento CREIA della regione Lazio- Sede di Fondi, del Parco Naturale dei Monti Aurunci, della XVII Comunità Montana dei Monti Aurunci

organizzano un convegno su

RAFFAELE GIGANTE
Avvocato, Protagonista del Risorgimento, Deputato
Sabato, 20 aprile 2013 – ore 16.30′
SALA CONSILIARE – ITRI (LT)

PROGRAMMA

Ore 16.30: Scoprimento nuova targa toponomastica. Apertura dei lavori.

INDIRIZZI DI SALUTO

  • Dott. Giuseppe De Santis – Sindaco di Itri
  • Giovanni Ialongo – Assessore ai Rapporti Istituzionali
  • Raffaele Mancini – Assessore alla Cultura
  • Nicola Riccardelli – Presidente della XVII Comunità Montana dei Monti Aurunci
  • Dott.ssa Iris Volante – Commissario del Parco Naturale dei Monti Aurunci
  • Prof. Aldo Tonini – Responsabile Scuole Esterne Istit. It. per gli Studi Filosofici di Napoli
  • Dott. Alessandro De Filippis – Dirigente Creia Fondi

Relazioni.

  • Prof. Nilo Cardillo – Presidente Ass. Culturale “GRIDO LIBERO” – Formia:
    RISORGIMENTO E MODERNITÀ
  • Prof. Felicio Corvese – Presidente Centro Studi “F. Daniele” – Caserta:
    MEZZOGIORNO E TERRA DI LAVORO NELL’OTTOCENTO
  • Prof. Olindo Isernia – Storico del Centro Studi “F. Daniele” – Caserta:
    RAFFAELE GIGANTE NEL CONSIGLIO PROVINCIALE DI CASERTA
  • Prof. Nicola Terracciano – Storico del Risorgimento in Terra di Lavoro:
    LA FIGURA E L’OPERA DI RAFFAELE GIGANTE

Dibattito e conclusioni a cura del Prof. Nilo Cardillo.

BREVE BIOGRAFIA DI RAFFAELE GIGANTE

Avvocato, patriota, consigliere comunale di Napoli, consigliere e vice-presidente del Consiglio Provinciale di Terra di Lavoro dal 1870 al 1894, deputato per quattro legislature, di cui tre nel collegio di Formia ed una nel collegio di Agnone.

Alessandro Manzoni

Alessandro Manzoni

Nato ad Itri il 16 maggio 1816, primogenito di un’agiata famiglia di origine gaetana per parte di padre, Tobia, mentre la madre, Maria Felice Squìzzaro (o Squìzzero), era itrana. Studiò al seminario di Gaeta, per poi andare a Napoli seguire gli studi giuridici e divenire avvocato. Nella sua formazione culturale, morale e letteraria, anche politica, di cattolico liberale e unitario, incise dall’adolescenza Alessandro Manzoni, che avrà poi la fortuna di conoscere personalmente e col quale mantenne rapporti, anche epistolari. Nella effervescente atmosfera napoletana, divenne un fervente liberale, costituzionale, unitario, ma inizialmente nella prospettiva del neoguelfismo di Gioberti. Fu sostenitore poi di una federazione con al vertice lo stesso pontefice riconciliato con la modernità liberale e con l’idea di nazionalità, che sembrò trovare nel primo Pio IX, quello del “Gran Dio, benedite l’Italia”, una miracolosa incarnazione storica.

Partecipò in prima persona alle speranze liberali, costituzionali, unitarie degli inizi del 1848, quando, oltre Pio IX, anche lo stesso sovrano borbonico, Ferdinando II, fu travolto dal clima italiano ed europeo concedendo la costituzione, convocando un parlamento, partecipando con un corpo di spedizione napoletano comandato da Guglielmo Pepe alla prima guerra di indipendenza dall’Austria. Ma, di fronte al riflusso delle speranze e del ritorno all’asso-lutismo, partecipò al moto del 15 maggio 1848 sulle barricate napoletane, dove morirono tanti giovani eletti del Mezzogiorno e di Terra di Lavoro (si pensi ai Fratelli Santilli di S. Elia Fiumerapido). Per questa frontale esposizione conobbe poi il carcere e la sorveglianza speciale.

Antonio  Rosmini

Antonio Rosmini

Durante la venuta a Gaeta nel 1849 del Papa Pio IX e di Antonio Rosmini, che ancora sperava in una chiesa cattolica liberale e costituzionale, Gigante ebbe l’opportunità di conoscere il grande sacerdote e filosofo di Rovereto, ospite in casa del canonico Francesco Orgera di Spigno, suo amico, e di avere consuetudine con lui e con altri cattolici liberali a Napoli, quando Rosmini trascorse nella capitale un breve periodo.

Rimasto solo il Piemonte e la dinastia sabauda fedeli alla costituzione concessa e ad istituti liberali, Gigante, come tantissimi patrioti di Napoli e di ogni parte d’Italia, volse in quella direzione le sue speranze. Si mantenne quindi in contatto con gli ambienti liberali moderati e unitari, sia prima che dopo il mirabile 1860, che vide la memorabile impresa garibaldina. Onde non rischiare a livello interno e internazionale la liberazione del Mezzogiorno fu tra coloro che più spinsero per la discesa di Vittorio Emanuele II, all’interno della lucida tessitura di Cavour, per la presenza di un corpo di bersaglieri già durante l’ultima battaglia garibaldina del 1 ottobre al Volturno, per la immediata convocazione e vittoria del plebiscito, pur non essendo ancora completata la conquista di tutto il Mezzogiorno, onde creare un punto fondamentale di non ritorno nei confronti delle confuse e pericolose prospettive dei repubblicani, dei democratici estremisti, che spingevano ad andare oltre, verso Roma, col pericolo concreto di un intervento internazionale.

Per tutte queste benemerenze patriottiche e per il suo valore intellettuale e professionale, fu tra i naturali candidati ad assumere incarichi politici di rilievo. Poteva già essere eletto nel primo parlamento del 1861 , ma rinunziò per motivi personali, ripiegando sull’incarico più percorribile allora per lui di consigliere del Comune di Napoli alle prime elezioni libere del suddetto anno 1861, portando il suo prezioso contributo civile e professionale di avvocato.

Divenne uno dei più noti esperti nel campo del diritto demaniale, difendendo diversi comuni nei loro diritti contro le usurpazioni di privati arroganti o prepotenti. Il suo patriottismo risorgimentale nel solco di un liberalismo moderato, di quella che storicamente fu chiamata ‘Destra storica’, di Cavour, di Minghetti, di Ricasoli, di Sella, di Bonghi, di Spaventa (molti dei quali divennero suoi amici ed estimatori fedeli) si espresse dopo la fase dei sacrifici, in quella dell’impegno appassionato a favore di Napoli, dell’area del Golfo di Gaeta, della Nazione. Fatta l’Italia, bisognava tradurla a livello delle istituzioni, dello sviluppo civile, culturale, sociale, economico, impresa complessa e difficile più di quella politica e militare, che dura anche ora, giacché, a differenza di altre nazioni, l’Unità d’Italia, nei tempi lunghi della storia, è recente.

A partire dal 1870 e fino agli anni Novanta, quando dovette lasciare la carica per motivi di salute, Raffaele Gigante fu consigliere e spesso vice-presidente del Consiglio Provinciale di Terra di Lavoro, per il Mandamento di Fondi, che comprendeva anche la sua cara Itri.

Vittorio Emanuele II (di M. Pittatore)

Vittorio Emanuele II (di M. Pittatore)

Tenne discorsi memorabili nella seduta del 2 marzo 1878 in occasione della scomparsa di Vittorio Emanuele II (la cui opera storica straordinaria seppe cogliere acutamente e con obiettività e che lo aveva portato a dare il nome di Vittorio al suo unico figlio maschio, divenuto come il padre avvocato) e di Salvatore Pizzi, grande protagonista del Risorgimento di Terra di Lavoro, procidano di nascita, ma capuano di adozione, di orientamento mazziniano e garibaldino, Presidente del Consiglio Provinciale di Terra di Lavoro per tanti anni, fino alla morte. L’affetto, la stima del paese natio, dell’area del Golfo di Gaeta, di ambienti anche più lontani fu tale che ebbe sempre vasti consensi elettorali sia per la elezione a consigliere provinciale, sia per quella di deputato per tre legislature (la IX, la X, la XI) nel vasto collegio di Formia, dal 1865 al 1874, e per una legislatura in quello di Agnone (la XII) dal 1875 al 1876. Poté vivere eventi eccezionali, epocali da deputato come la fine del potere temporale e Roma capitale definitiva d’Italia, con lo spostamento da Firenze, collaborando in modo discreto, ma tenace e competente, alla grande opera di costruzione unitaria istituzionale della Destra Storica.

Raffaele Gigante con la sua lunga vita ( morì a Napoli dopo lunga malattia il 26 giugno 1896, assistito dal figlio, dalle figlie, avuti da una Amabile della notissima famiglia di origine avellinese, che aveva avuto nella figura del medico chirurgo, docente universitario, deputato e storico Luigi Amabile, la figura più alta e nota, dai diletti nipoti itrani Bonelli, figli della sorella), ottanta anni vissuti intensamente nel periodo più duro e glorioso della storia d’Italia, si presenta come una personalità storica ricca e poliedrica, che andrà sempre più approfondita e ripresa nella memoria collettiva di Itri, dell’area del Golfo di Gaeta, di Napoli, di Terra di Lavoro, della Nazione, per la sua integrità e coerenza politica, mai trasformista per opportunismo e calcoli di potere, dominato da una vibrante passione patriottica, civile, costruttiva, lucida, realistica, concentrata su problemi concreti fattibili, consapevole delle difficoltà di ogni costruzione storica complessa come era quella liberale, costituzionale, unitaria di un paese diviso da secoli, tagliato fuori per tanti aspetti dalla modernità europea, centro del cattolicesimo per tanti aspetti clericale e reazionario, legato al vecchio regime assolutista, nemico ed ostile al nuovo liberale e progressista travolgente, che avanzava. Era per un progredire conservando, con un agire quotidiano dominato dal senso del dovere, della responsabilità, delle possibilità reali, senza forzature e strappi astratti, senza estremismi parolai, inconcludenti, sapendo che la storia non può essere forzata, ma procede in modo lento e complesso. Aveva il senso dei limiti di un astratto democraticismo, che affida solo al numero la delicata scelta delle classi dirigenti, senza alcun riguardo al merito, alle competenze, al possesso di elementari basi di cultura, di autonomia economica, di esperienza.

La sua scomparsa non a caso destò una eco profonda e fu ricordato già il giorno dopo al Consiglio Provinciale della sua cara Terra di Lavoro, alla Camera dei Deputati, sui giornali.

(A cura di Nilo Cardillo e Nicola Terracciano )

Share
Pubblicato in Eventi, Storia | Contrassegnato , , | Commenti disabilitati

Convegno “Il Secolo breve” – 26-27 novembre 2012, Minturno (LT)

Programma dei Lavori del convegno "Il Secolo Breve"

Programma dei Lavori del convegno "Il Secolo Breve"

RIFLETTERE SUL SECOLO XX PER AFFRONTARE LA CRISI SENZA FINE DEL SECOLO XXI

Siamo ripiombati in un’epoca di paura. E’ svanita l’ idea che le competenze, per le quali sono state investite tante energie negli studi e grazie alle quali sono state abbracciate professioni, intraprese attività lavorative, siano quelle utili per l’intera vita professionale. E’ svanita la certezza di potersi ragionevolmente attendere una pensione soddisfacente in seguito a una carriera fortunata. Tutte queste inferenze dal presente al futuro, che hanno caratterizzato la vita delle generazioni fino agli ultimi decenni del “secolo breve”, sembrano finite per sempre.

Riteniamo che una strada utile da percorrere, per superare queste paure e affrontare le novità dal presente, sia quella di capire fino in fondo che cosa sia stato il secolo precedente. Il ventesimo secolo non è stato necessariamente come ci hanno insegnato a vederlo, ovvero “Non è stato, o non solamente, la grande battaglia tra la democrazia e il fascismo, o tra il comunismo e il fascismo, o tra la sinistra e la destra, o tra la libertà e il totalitarismo, ma la tensione verso la costruzione di una società più equilibrata, realizzando Stati democratici e costituzionali forti, economicamente interventisti e con imposte elevate, capaci di includere società di massa complesse, senza fare ricorso alla violenza o alla repressione” (Così ha scritto recentemente il grande studioso Tony Judt, nel suo ultimo libro “Novecento. Il secolo degli intellettuali e della politica”, Laterza, 2012).

Riflettere sulla grande eredità del “secolo breve” significa capirne l’importanza e rendersi conto che la scelta, di fronte alla quale si trovano tutte le società occidentali, non sarà mai più tra il capitalismo e il comunismo, o tra la fine della storia e il ritorno della storia, ma tra la politica della coesione sociale basata sugli scopi collettivi e l’erosione della società per mezzo della politica della paura.

E’ sembrato utile proporre tale riflessione agli studenti che si preparano ad affrontare l’esame di maturità e la successiva difficile scelta degli studi universitari. Forse non saranno date risposte risolutive, che probabilmente non esistono. Si spera di consegnare agli studenti, oltre che conoscenze utili per affrontare l’esame, anche alcune consapevolezze che li aiutino a resistere nella tempesta, a sfidare il cataclisma che li ha investiti, recuperando l’eredità più nobile del Novecento. Può essere una forma di protezione degli individui sia contro minacce reali o immaginarie alla loro sicurezza, sia come protezione della società contro minacce, invece reali e probabili, alla sua coesione da un lato e alla democrazia dall’altro.

Il  secolo  breve, 1914-1991 

Aula Magna Liceo Scientifico “L.B. Alberti”- Minturno

Lunedì 26 e Martedì 27 novembre 2012 – ore 15:00

******************************

Programma dei lavori

Lunedì 26 novembre – ore 15:00

Dirigente Sc. Prof. Amato POLIDORO
Apertura dei lavori e indirizzo di saluto

Preside Prof. Nilo CARDILLO
Le scuole di Alta Formazione dell’I.I.S.F. di Napoli

Prof. Francesco SOVERINA:  Membro Direttivo  I.C.S.R.
“La seconda guerra dei trent’anni – (1914-1945)”

Martedì 27  novembre – ore 15:00

Dirigente Sc. Prof. Amato POLIDORO
Apertura dei lavori

Prof. Guido  D’AGOSTINO, Presidente I.C.S.R.
“La nascita della Repubblica e della Costituzione Repubblicana”

Preside Prof. Nicola Terracciano
Dibattito e conclusioni

Ai partecipanti verrà rilasciato un attestato a cura del Liceo Scientifico di Minturno.
Coordinamento e Segreteria:
Dirigente Scolastico, Prof. Amato POLIDORO – Liceo Scientifico Statale “L.B.Alberti” Via Santa Reparata 11 – 04028 Marina di Minturno – tel. 0771680620 – LTPS030006@istruzione.it

******************************

“Il Secolo breve”, 1914-1991. Importante saggio dello storico britannico Eric J. Hobsbawm. L’autore  analizza le svolte storiche di un secolo – il ventesimo – la cui esten-sione temporale può essere racchiusa in due date: 1914-1991.

******************************

I.C.S.R.
L’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, dell’Antifascismo e dell’Età Contemporanea è sorto nel 1964 per iniziativa di un gruppo di intellettuali antifascisti e democratici napoletani. E’ associato all’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione, con sede a Milano; fa parte della rete di circa 70 omologhi istituti diffusi sul territorio nazionale e svolge un costante impegno civile e culturale al servizio della Regione Campania.

Share
Pubblicato in Eventi, Filosofia, Golfo di Gaeta, Scuola, Storia | Contrassegnato , , , | Lascia un commento