CONVEGNO DI STUDI
SU RAFFAELE GIGANTE – Sabato 20 aprile 2013, Ore 16:30 – Sala Consiliare, Itri (LT)
CONVEGNO DI STUDI
SU
RAFFAELE GIGANTE
(Itri, Terra di Lavoro, 16 maggio 1816 – Napoli, 26 giugno 1896)
In riferimento ed in omaggio alla LEGGE 23 novembre 2012, n. 222, Norme sull’acquisizione di conoscenze e competenze in materia di «Cittadinanza e Costituzione» e sull’insegnamento dell’inno di Mameli nelle scuole. GU n. 294 del 18-12-2012, testo in vigore dal: 2-1-2013,
il Comune di Itri, l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofi di Napoli, l’Associazione Culturale “Grido Libero” di Formia e il Centro Studi “F. Daniele” di Caserta, con il patrocinio del Coordinamento CREIA della regione Lazio- Sede di Fondi, del Parco Naturale dei Monti Aurunci, della XVII Comunità Montana dei Monti Aurunci
organizzano un convegno su
RAFFAELE GIGANTE
Avvocato, Protagonista del Risorgimento, Deputato
Sabato, 20 aprile 2013 – ore 16.30′
SALA CONSILIARE – ITRI (LT)
PROGRAMMA
Ore 16.30: Scoprimento nuova targa toponomastica. Apertura dei lavori.
INDIRIZZI DI SALUTO
- Dott. Giuseppe De Santis – Sindaco di Itri
- Giovanni Ialongo – Assessore ai Rapporti Istituzionali
- Raffaele Mancini – Assessore alla Cultura
- Nicola Riccardelli – Presidente della XVII Comunità Montana dei Monti Aurunci
- Dott.ssa Iris Volante – Commissario del Parco Naturale dei Monti Aurunci
- Prof. Aldo Tonini – Responsabile Scuole Esterne Istit. It. per gli Studi Filosofici di Napoli
- Dott. Alessandro De Filippis – Dirigente Creia Fondi
Relazioni.
- Prof. Nilo Cardillo – Presidente Ass. Culturale “GRIDO LIBERO” – Formia:
RISORGIMENTO E MODERNITÀ
- Prof. Felicio Corvese – Presidente Centro Studi “F. Daniele” – Caserta:
MEZZOGIORNO E TERRA DI LAVORO NELL’OTTOCENTO
- Prof. Olindo Isernia – Storico del Centro Studi “F. Daniele” – Caserta:
RAFFAELE GIGANTE NEL CONSIGLIO PROVINCIALE DI CASERTA
- Prof. Nicola Terracciano – Storico del Risorgimento in Terra di Lavoro:
LA FIGURA E L’OPERA DI RAFFAELE GIGANTE
Dibattito e conclusioni a cura del Prof. Nilo Cardillo.
BREVE BIOGRAFIA DI RAFFAELE GIGANTE
Avvocato, patriota, consigliere comunale di Napoli, consigliere e vice-presidente del Consiglio Provinciale di Terra di Lavoro dal 1870 al 1894, deputato per quattro legislature, di cui tre nel collegio di Formia ed una nel collegio di Agnone.
Alessandro Manzoni
Nato ad Itri il 16 maggio 1816, primogenito di un’agiata famiglia di origine gaetana per parte di padre, Tobia, mentre la madre, Maria Felice Squìzzaro (o Squìzzero), era itrana. Studiò al seminario di Gaeta, per poi andare a Napoli seguire gli studi giuridici e divenire avvocato. Nella sua formazione culturale, morale e letteraria, anche politica, di cattolico liberale e unitario, incise dall’adolescenza Alessandro Manzoni, che avrà poi la fortuna di conoscere personalmente e col quale mantenne rapporti, anche epistolari. Nella effervescente atmosfera napoletana, divenne un fervente liberale, costituzionale, unitario, ma inizialmente nella prospettiva del neoguelfismo di Gioberti. Fu sostenitore poi di una federazione con al vertice lo stesso pontefice riconciliato con la modernità liberale e con l’idea di nazionalità, che sembrò trovare nel primo Pio IX, quello del “Gran Dio, benedite l’Italia”, una miracolosa incarnazione storica.
Partecipò in prima persona alle speranze liberali, costituzionali, unitarie degli inizi del 1848, quando, oltre Pio IX, anche lo stesso sovrano borbonico, Ferdinando II, fu travolto dal clima italiano ed europeo concedendo la costituzione, convocando un parlamento, partecipando con un corpo di spedizione napoletano comandato da Guglielmo Pepe alla prima guerra di indipendenza dall’Austria. Ma, di fronte al riflusso delle speranze e del ritorno all’asso-lutismo, partecipò al moto del 15 maggio 1848 sulle barricate napoletane, dove morirono tanti giovani eletti del Mezzogiorno e di Terra di Lavoro (si pensi ai Fratelli Santilli di S. Elia Fiumerapido). Per questa frontale esposizione conobbe poi il carcere e la sorveglianza speciale.
Antonio Rosmini
Durante la venuta a Gaeta nel 1849 del Papa Pio IX e di Antonio Rosmini, che ancora sperava in una chiesa cattolica liberale e costituzionale, Gigante ebbe l’opportunità di conoscere il grande sacerdote e filosofo di Rovereto, ospite in casa del canonico Francesco Orgera di Spigno, suo amico, e di avere consuetudine con lui e con altri cattolici liberali a Napoli, quando Rosmini trascorse nella capitale un breve periodo.
Rimasto solo il Piemonte e la dinastia sabauda fedeli alla costituzione concessa e ad istituti liberali, Gigante, come tantissimi patrioti di Napoli e di ogni parte d’Italia, volse in quella direzione le sue speranze. Si mantenne quindi in contatto con gli ambienti liberali moderati e unitari, sia prima che dopo il mirabile 1860, che vide la memorabile impresa garibaldina. Onde non rischiare a livello interno e internazionale la liberazione del Mezzogiorno fu tra coloro che più spinsero per la discesa di Vittorio Emanuele II, all’interno della lucida tessitura di Cavour, per la presenza di un corpo di bersaglieri già durante l’ultima battaglia garibaldina del 1 ottobre al Volturno, per la immediata convocazione e vittoria del plebiscito, pur non essendo ancora completata la conquista di tutto il Mezzogiorno, onde creare un punto fondamentale di non ritorno nei confronti delle confuse e pericolose prospettive dei repubblicani, dei democratici estremisti, che spingevano ad andare oltre, verso Roma, col pericolo concreto di un intervento internazionale.
Per tutte queste benemerenze patriottiche e per il suo valore intellettuale e professionale, fu tra i naturali candidati ad assumere incarichi politici di rilievo. Poteva già essere eletto nel primo parlamento del 1861 , ma rinunziò per motivi personali, ripiegando sull’incarico più percorribile allora per lui di consigliere del Comune di Napoli alle prime elezioni libere del suddetto anno 1861, portando il suo prezioso contributo civile e professionale di avvocato.
Divenne uno dei più noti esperti nel campo del diritto demaniale, difendendo diversi comuni nei loro diritti contro le usurpazioni di privati arroganti o prepotenti. Il suo patriottismo risorgimentale nel solco di un liberalismo moderato, di quella che storicamente fu chiamata ‘Destra storica’, di Cavour, di Minghetti, di Ricasoli, di Sella, di Bonghi, di Spaventa (molti dei quali divennero suoi amici ed estimatori fedeli) si espresse dopo la fase dei sacrifici, in quella dell’impegno appassionato a favore di Napoli, dell’area del Golfo di Gaeta, della Nazione. Fatta l’Italia, bisognava tradurla a livello delle istituzioni, dello sviluppo civile, culturale, sociale, economico, impresa complessa e difficile più di quella politica e militare, che dura anche ora, giacché, a differenza di altre nazioni, l’Unità d’Italia, nei tempi lunghi della storia, è recente.
A partire dal 1870 e fino agli anni Novanta, quando dovette lasciare la carica per motivi di salute, Raffaele Gigante fu consigliere e spesso vice-presidente del Consiglio Provinciale di Terra di Lavoro, per il Mandamento di Fondi, che comprendeva anche la sua cara Itri.
Vittorio Emanuele II (di M. Pittatore)
Tenne discorsi memorabili nella seduta del 2 marzo 1878 in occasione della scomparsa di Vittorio Emanuele II (la cui opera storica straordinaria seppe cogliere acutamente e con obiettività e che lo aveva portato a dare il nome di Vittorio al suo unico figlio maschio, divenuto come il padre avvocato) e di Salvatore Pizzi, grande protagonista del Risorgimento di Terra di Lavoro, procidano di nascita, ma capuano di adozione, di orientamento mazziniano e garibaldino, Presidente del Consiglio Provinciale di Terra di Lavoro per tanti anni, fino alla morte. L’affetto, la stima del paese natio, dell’area del Golfo di Gaeta, di ambienti anche più lontani fu tale che ebbe sempre vasti consensi elettorali sia per la elezione a consigliere provinciale, sia per quella di deputato per tre legislature (la IX, la X, la XI) nel vasto collegio di Formia, dal 1865 al 1874, e per una legislatura in quello di Agnone (la XII) dal 1875 al 1876. Poté vivere eventi eccezionali, epocali da deputato come la fine del potere temporale e Roma capitale definitiva d’Italia, con lo spostamento da Firenze, collaborando in modo discreto, ma tenace e competente, alla grande opera di costruzione unitaria istituzionale della Destra Storica.
Raffaele Gigante con la sua lunga vita ( morì a Napoli dopo lunga malattia il 26 giugno 1896, assistito dal figlio, dalle figlie, avuti da una Amabile della notissima famiglia di origine avellinese, che aveva avuto nella figura del medico chirurgo, docente universitario, deputato e storico Luigi Amabile, la figura più alta e nota, dai diletti nipoti itrani Bonelli, figli della sorella), ottanta anni vissuti intensamente nel periodo più duro e glorioso della storia d’Italia, si presenta come una personalità storica ricca e poliedrica, che andrà sempre più approfondita e ripresa nella memoria collettiva di Itri, dell’area del Golfo di Gaeta, di Napoli, di Terra di Lavoro, della Nazione, per la sua integrità e coerenza politica, mai trasformista per opportunismo e calcoli di potere, dominato da una vibrante passione patriottica, civile, costruttiva, lucida, realistica, concentrata su problemi concreti fattibili, consapevole delle difficoltà di ogni costruzione storica complessa come era quella liberale, costituzionale, unitaria di un paese diviso da secoli, tagliato fuori per tanti aspetti dalla modernità europea, centro del cattolicesimo per tanti aspetti clericale e reazionario, legato al vecchio regime assolutista, nemico ed ostile al nuovo liberale e progressista travolgente, che avanzava. Era per un progredire conservando, con un agire quotidiano dominato dal senso del dovere, della responsabilità, delle possibilità reali, senza forzature e strappi astratti, senza estremismi parolai, inconcludenti, sapendo che la storia non può essere forzata, ma procede in modo lento e complesso. Aveva il senso dei limiti di un astratto democraticismo, che affida solo al numero la delicata scelta delle classi dirigenti, senza alcun riguardo al merito, alle competenze, al possesso di elementari basi di cultura, di autonomia economica, di esperienza.
La sua scomparsa non a caso destò una eco profonda e fu ricordato già il giorno dopo al Consiglio Provinciale della sua cara Terra di Lavoro, alla Camera dei Deputati, sui giornali.
(A cura di Nilo Cardillo e Nicola Terracciano )