La morte di Errico Amante
“L’Amante si era recato nel settembre 1883 a Napoli, affettuosamente ospitato dalla sua egregia congiunta signora Vaccaro, il cui figlio maggiore Giulio ) è oggi arcivescovo di Bari. Ma dopo due o tre giorni, colto da improvviso malore, mancò di vita il 16 settembre di quell’anno”. [1]
E degna di essere conosciuta è la bella lettera che il De Sanctis diresse al primogenito di colui che gli era stato amico fidato nell’infanzia e compagno inseparabile, anche tra’ ceppi, nelle sventure politiche. Eccola:
“Mio carissimo Bruto — Veggo nel Pungolo che tu sei tornato a Roma, dove mi era stato scritto giorni fa che non eri. Mi era stata nascosta la disgrazia per due giorni. Non so se hanno fatto bene, perché ove la avessi saputo a tempo, avrei avuto la forza, malgrado la mia malattia, di compiere l’ultimo dovere verso l’amico e compagno della mia prima giovinezza, ch’io ho amato come fratello senza nessun intervallo d’interruzione. La disgrazia è troppo grande, perché occorrano parole di conforto. Non resta che onorare la sua memoria con azioni degne di lui. Io ti ho considerato sempre come figlio mio, e, se questo ti può confortare, pensa che questo legame è ora più intimo, poi che ti è mancato il padre naturale. Ho letto le parole pie del Mandalari e gliene voglio più bene, e ti prego farglielo sapere, ignorando io il suo indirizzo.
E tu ama sempre
il tuo
F. De Sanctis
[1] Bruto Amante e Romolo Bianchi, FONDI IN CAMPANIA, Loescher, Roma, 1903, pag. 378.
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