Con il carissimo amico fraterno prof. Nilo Cardillo si è deciso di fare finalmente la visita, spesso programmata e vissuta come laico pellegrinaggio, in spirito foscoliano, alla cittadina natale di Francesco De Sanctis (Morra Irpina, ora Morra De Sanctis, 28 marzo 1817 – Napoli, 29 dicembre 1883), il grande critico letterario, patriota, deputato, ministro, uno dei grandi Padri della Patria Italiana una, libera, laica, dopo secoli di divisioni e di decadenza, di lontananza dalla modernità occidentale.
Il giorno comunque sereno e solare è stato di buon auspicio e siamo giunti in tarda mattinata nella calma cittadina dell’alta Irpinia, che si leva in cima ad una dolce, ariosa, panoramica collina posta a 863 metri di altezza, con 1320 abitanti, oggi.
Già l’incontro con il luogo natale, con le insegne turistiche, con gli scorci del paese, con la sua aura storica ancora ottocentesca per diversi aspetti, che lo videro infante e giovinetto, come racconta nell’opera autobiografica “La Giovinezza” e nell’altra “Viaggio elettorale”, ha destato una prima profonda emozione.
Abbiamo notato favorevolmente la stessa facciata del Municipio, con il busto del grande Protagonista della storia d’Italia, posto al centro, al di sopra di un lungo balcone centrale (al livello del primo piano), e, al di sotto del busto, un marmo “A Francesco De Sanctis 1896“. Davanti al marmo, fissate al balcone, le bandiere dell’Italia e dell’Europa. Ai lati del balcone due lapidi commemorative.
Al piano terra, un primo brano autobiografico desanctisiano, sulla parte sinistra estrema della distinta facciata rosata dell’edificio. L’arioso ed ordinato spazio della piazza ha permesso un comodo parcheggio ed una visione gradevole di questo fondamentale inquadramento urbanistico di Morra De Sanctis.
Gentilezza di accoglienza e disponibilità informativa, ancor più gradita data l’ora tarda, abbiamo trovato negli ambienti municipali con gli impiegati, il cortese segretario comunale, dott. Nicola De Vito, che ci ha fatto dono di preziose pubblicazioni.
Il vice-sindaco avv. Massimiliano Caputo con ulteriore, più riconoscente cortesia (essendo l’ora tarda, vicina alla chiusura degli uffici) ci ha accolto nella distinta stanza del sindaco col gonfalone, informandoci dei progetti per il bicentenario della nascita di De Sanctis, che cade, con quello dell’altro grande conterraneo, nativo di Castel Baronia, Pasquale Stanislao Mancini, nel 2017.
Siamo stati informati che qualche giorno prima vi era stata nella cittadina una iniziativa col noto studioso desanctisiano prof. Toni Iermano, docente di letteratura italiana all’Università di Cassino, di origini irpine e quindi legatissimo, anche per questo, alla grande memoria della sua terra. Si spera in precisi finanziamenti, anche per far nascere una biblioteca comunale, che ancora manca nella cittadina.
Negli spazi interni del Comune si trovano due lapidi:
- la prima, in bronzo dorato, con il volto in rilievo di De Sanctis, che recita: “1817-1883. Il nome di FRANCESCO DE SANCTIS dalla città di Morra Irpina giunse glorioso nella lontana America, dove prima che in ogni altro paese l’opera sua maggiore fu tradotta e dette vital nutrimento al pensiero americano. I concittadini emigranti in America testimoniano con questa targa l’onore di appartenere alla città del grandissimo educatore del massimo critico del ministro innovatore che lasciò così profonda traccia di sé nell’Italia e nel mondo“;
- la seconda, in marmo bianco, che recita: “Nel centocinquantesimo anniversario della nascita di FRANCESCO DE SANCTIS suo figlio migliore questa lapide il Popolo di Morra pose e nel ricordo e nell’esaltazione delle desanctisiane battaglie per la Libertà e per l’Emancipazione del Mezzogiorno e dell’Italia tutta riconobbe e consacrò i valori imperituri della sua novella vita democratica MCMLXVII“.
Dopo un pranzo gradevole e abbondante nel ristorante “Il Cigno Blu“, a valle del paese, presso la modernissima, preziosa in senso occupazionale e di sviluppo civile, area industriale di Morra De Sanctis, siamo ritornati lassù per completare la visita.
Siamo saliti verso la parte alta, presso la Chiesa Madre e sotto il castello Biondi-Morra, e ci ha accolto con sorpresa, fonte di seconda più intensa emozione, la statua al naturale, in bronzo, del grande critico e patriota risorgimentale sopra un alto basamento di granito bianco con la scritta “Morra a Francesco De Sanctis A.D.2003. “Giovani, studiate, educatevi, siate intelligenti e buoni. L’Italia sarà quello che sarete voi.”
La posizione scelta per collocare la statua è felice, perché accoglie il visitatore nell’angolo del paese nel quale è posta la casa natale di De Sanctis e che si apre sull’arioso panorama, che degrada dolcemente verso l’area pianeggiante prima richiamata. L’unico limite è l’assenza di un segnale pubblico, che indichi il vicolo vicino, che porta al luogo più intimo, intenso, della memoria desanctisiana morrese: la casa natale.
Dobbiamo chiedere ad un cittadino che lavora in un giardino. Il “Vicoletto De Sanctis” (denominazione toponomastica ufficiale) alle spalle della chiesa è breve nella sua lunghezza, con pochi gradini dolci, e in fondo le bianche lapidi fanno subito intuire quale sia la casa che, con emozione crescente, cerchiamo. Tutto è calmo e silente al numero civico 6, pur se si notano una luce accesa e la porta principale socchiusa, ad indicare la presenza degli eredi.
La prima più grande lapide, con corona di bronzo verde in alto, recita:
“In questa casa
nacque il 28 marzo 1817
FRANCESCO DE SANCTIS
Morì in Napoli il 29 dicembre 1883
Visse vita immacolata
Fu maestro ed educatore impareggiabile
Politico e ministro sapiente
e creando la Nuova Critica
e la Nuova Storia della Nostra Letteratura
Fu gloria immortale d’Italia
Il Municipio il 22 agosto 1912“
La seconda, più essenziale, recita:
“Morra
in ricordo
del primo centenario
della morte di
FRANCESCO DE SANCTIS
1883-1983“.
Sulla vicina facciata vi sono due targhe “Museo di memorie desanctisiane” e “Alta Irpinia Altra Irpinia. Itinerario La Via dei Castelli. Casa natale di Francesco De Sanctis Morra De Sanctis Francesco De Sanctis nacque a Morra il 28 marzo 1817 e vi rimase fino all’età di nove anni, quando fu condotto a Napoli a seguire le lezioni dello zio Carlo e poi presso la famosa scuola del Marchese Puoti. Sulla facciata è posta una lapide di marmo a memoria del noto studioso. Parte dell’abitazione è destinata al Museo che raccoglie cimeli e lettere autografe del sommo critico della letteratura italiana”.
Sul portale presso le due lapidi è indicato l’anno “1845”.
In una parete vicina sono riportati brani, tratti dalle citate opere autobiografiche desanctisiane.
Il secondo portale di ingresso della casa natale, un livello più giù, presso il viottolo agreste, che si apre in fondo al vicoletto, rivela la data di costruzione (1809) più vicina alla data di nascita del grande critico e patriota, sotto il disegno di un cuore.
Coinvolti nell’emozione più piena, ci sentiamo già soddisfatti di questa visita, ma ci prende una provvidenziale (come si dirà poi)curiosità decisa di conoscere e almeno salutare gli eredi di De Sanctis, che sentiamo presenti dentro l’interno.
SECONDA PARTE
Vediamo una signora, collaboratrice domestica, che sta facendo pulizia nella seconda parte della casa prima citata, alla quale chiediamo di poter salutare i proprietari, con discrezione, essendo l’ora del riposo del primo pomeriggio.
Si presenta, con cordialità, disponibilità, signorilità e sorriso, la proprietaria che poi conosceremo come la dott.ssa Ines Marano De Sanctis, direttrice della struttura complessa “Radiologia” del Presidio Ospedaliero “Ascalesi” di Napoli, moglie dell’erede di De Sanctis, il quale ha, per destino che ci tocca, lo stesso nome del grande critico e patriota, il dott. Francesco De Sanctis, che sta ancora riposando, come la madre della dott.ssa Ines. Quasi non ci sembra vero di incontrare eredi così profondamente legati al nostro grande Maestro, anche nel nome. Ma, come vedremo, con crescente emozione e profonda gratitudine, essi non sono legati alla grande memoria desanctisiana esteriormente, in quanto portatori di un nome così nobile e impegnativo o in quanto solo proprietari della casa natale del grande Padre della Patria, ma per una dedizione profonda, persuasa, ai valori che quella grande Memoria porta in sé nella storia della Famiglia, del paese
natale, del Mezzogiorno, dell’Italia intera, col dovere profondamente sentito, con seria e rara dedizione, di curarne, salvaguardarne, valorizzarne i luoghi, le testimonianze, i cimeli.
Come man mano scopriremo, ogni particolare della casa e delle testimonianze rivela cura, amore, gusto, frutto di dedizione, impegno e spesa.
La dott.ssa Ines ci esprime anzitutto il piacere della conoscenza per questo nostro così spontaneo e autentico interesse desanctisiano che non ritrova amaramente nell’ambiente paesano, il quale, a suo giudizio, oltre a momenti ed iniziative episodiche, non è riuscito a rivitalizzare la vita culturale e civile della cittadina, a differenza delle stesse località vicine, che hanno tratto dai fondi del terremoto e da altri successivi mezzi e forza per risollevarsi e decisamente crescere.
Essi, oltre a salvaguardare la casa natale strutturalmente e negli interni, fino a realizzare preziosi ambienti museali, con possibilità di spazi per seminari, hanno investito energie e soldi per un bed and breakfast, onde ospitare visitatori e cultori delle memorie desanctisiane.
Ma la loro commovente e così esplicita dedizione ad esaltare la fondamentale Memoria morrese non ha trovato e non trova rispondenza e collaborazione serie, decise, coordinate con le altre iniziative istituzionali e associative.
La stessa iniziativa del Parco Letterario Francesco De Sanctis con sede presso lo spazio museale non ha messo radici profonde, finendo nella precarietà e nella sostanziale inattività.
Mentre racconta, ci fa visitare gli spazi di accoglienza che sono rimasti spesso vuoti, pur nella loro moderna e funzionale ristrutturazione, con opportunità panoramiche e la emozionante contiguità con l’area del “sancta sanctorum” della casa natale desanctisiana.
Passiamo nel “Museo” così ben strutturato, nelle testimonianze alle pareti e conservate in mobili, oltre il lungo tavolo con sedie in legno per concentrati seminari.
Nella conoscenza reciproca, che cresce nel dialogo e che fa cogliere alla dott.ssa Ines il nostro rapporto forte con la memoria desanctisiana, la informiamo del Convegno a Fondi (2012), con la successiva iniziativa editoriale, con estetico cofanetto (uscito nello stesso anno), su Errico e Bruto Amante (che lei non conosceva e che sentiva pertanto per la prima volta), il primo amico fraterno di De Sanctis dalla giovinezza e fino alla morte, il secondo, battezzato da Francesco de Sanctis per procura, trovandosi egli ristretto nel carcere napoletano, quindi figlio spirituale e segretario particolare, quando De Sanctis fu Ministro della Pubblica Istruzione.
Visitiamo l’area intima della casa, dal balconcino panoramicissimo alla stanza natale, che ci desta una commozione particolare, con il letto ed i mobili ancora ottocenteschi, stanza semplice e insieme distinta.
Ricordiamo anche la scuola estiva 2015 dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, presso il Liceo Scientifico Statale “Leon Battista Alberti” di Minturno, da noi promossa e coordinata, in due giornate di seminario, tutta dedicata a De Sanctis, con la presenza come relatore del citato prof. Toni Iermano.
Colmi di queste crescenti e varie emozioni, ci accomodiamo nel salone più grande della casa, sempre arricchita e corredata di documenti e cimeli e con una piccola biblioteca a muro, che contiene opere di De Sanctis o di autori a lui cari, come Settembrini, le cui “Rimembranze”, con prefazione di De Sanctis, la signora Dott.ssa Ines ci fa vedere, sfogliandolo, mentre Terracciano ricorda l’ergastolo dell’isolotto di Santo Stefano, accanto all’ isola di Ventotene, che scorge ogni mattina dal balcone della sua casa in collina in quel di Ventosa di Santi Cosma e Damiano (LT). Il Preside Cardillo accenna alla ipotesi di visite di istruzione di studenti liceali nel paese e con lezioni o seminari tenuti proprio nella sala museale della Casa Natale di Francesco de Sanctis.
Sopraggiungono il dott. Francesco De Sanctis e la madre della dott.ssa Ines, che stavano riposando. Il loro cortese saluto, la loro sincera e signorile accoglienza si aggiungono al clima già distinto che la dott.ssa Ines aveva creato, destando per essi tutti insieme nel nostro animo un più intenso sentimento di ammirazione e di gratitudine.
Nel dialogo di ulteriore conoscenza, Terracciano scopre che ha frequentato con il dott. Francesco e la dott.ssa Ines la stessa esperienza liceale a Napoli, presso il Liceo Classico Sannazaro, al Vomero, avendo insegnanti comuni, come la famosa e terribile docente di storia dell’arte, la prof.ssa Girosi.
Terracciano e Cardillo avevano portato il cofanetto Amante per la biblioteca comunale, ma hanno ritenuto, a quel punto, che i destinatari più naturali e doverosi fossero proprio il dott. De Sanctis, la dott.ssa Ines ed i loro ambienti museali desanctisiani, con diversi spazi destinati a librerie. Non tutti i libri di eredità desanctisiana sono in esse presenti, ma ve ne sono di più presso la loro casa a Napoli, come ha comunicato il dott. De Sanctis.
Hanno desiderato ascoltare dalla viva voce di Terracciano la pagina autobiografica tratta dalla “Giovinezza”, tutta dedicata da De Sanctis alla figura di Errico Amante ed alla loro amicizia, riportata nel libro contenente gli Atti del convegno fondano su Errico e Bruto Amante, corredato da una ricca appendice iconografica, in cui è presente anche una foto di Francesco De Sanctis sopra il brano prima indicato.
Hanno apprezzato con gratitudine ed emozione la doverosa lunga dedica al dott. De Sanctis, alla dott.ssa Ines, alla sensibile e gentile sua Madre, presente con viva e vibrante compartecipazione ai dialoghi, firmata dai due amici, che volevano ricambiare, pur nell’umiltà del dono, tanta generosa apertura, ospitalità, cordialità, con distinzione e signorilità, e comunicare la profonda emozione provata e che continuavano a provare.
Si voleva esprimere la gratitudine umana, prima che culturale, verso Persone così rare dal punto di vista umano, culturale, civile. Terracciano e Cardillo hanno ricordato il legame profondo di De Sanctis verso Terra di Lavoro e la zona del Garigliano, perché il grande critico e patriota fu eletto la prima volta come deputato nel 1861 proprio nel Collegio di Sessa Aurunca, che comprendeva i paesi al di qua e al di là del fiume, che non era un confine, come oggi, dovuto alla sciagurata soppressione fascista della provincia del 1927, ricostituita ( ma amputata dell’area sudpontina e di altre zone, come quelle cassinate, sorana e nolana), come semplice e più ridotta provincia di Caserta nel secondo dopoguerra. De Sanctis fu eletto deputato anche nel collegio di Cassino nel 1867 (ma optò per il collegio pugliese di San Severo), sempre legatissimo quindi a Terra di Lavoro.
Si è rimasti d’accordo di mantenere rapporti personali anzitutto e di costante, reciproca informazione, anche in previsione del bicentenario, per iniziative serie di visita, celebrative, editoriali, pur umili, ma caratterizzate da rigore critico e scientifico, che facciano cogliere e conservare costantemente la grandezza umana, intellettuale, civile, pedagogica, politica della complessa, stratificata personalità di Francesco De Sanctis, uno dei grandi Padri dell’Italia risorgimentale una, libera, laica, moderna.
Prof. NICOLA TERRACCIANO – Prof. NILO CARDILLO